La Certosa
di Montebenedetto
L'Architettura delle Certose
Le certose erano costituite da complessi di edifici che potevano essere disposti in modo diverso. Nella costruzione dei vari edifici i certosini non seguivano dei piani prestabiliti, ma adattavano la loro disposizione in base alle caratteristiche morfologiche del luogo.
Le peculiarità che caratterizzavano il luogo in cui sorgeva la Grande Chartreuse, furono comunque mantenute costanti in quasi tutte le fondazioni. La scelta quindi di una località isolata e difficilmente raggiungibile, meglio se a quote relativamente elevate ma al riparo dai venti, evidenziavano al meglio l'aspirazione che questo nuovo ordine nutriva nei confronti di un modello di vita basato sulla solitudine. Il concetto di "deserto", riportato in tutti i testi che riguardano l'ordine certosino era rappresentato dalle foreste che all'epoca abbondavano in tutta Europa, nelle quali i monaci dovevano lottare col clima, con gli animali selvatici e con l'approvvigionamento dei viveri. Tutti i monasteri certosini, almeno sino al 1300, erano costituiti da due parti distinte: la casa alta, che costituiva il nucleo principale della certosa, e la casa bassa o correria. Questa distinzione derivava direttamente dalla distribuzione geografica dei due edifici. La correria era infatti sempre disposta sulle pendici di una montagna o comunque ad un'altezza inferiore rispetto al monastero.
La casa alta
Era il luogo in cui risiedevano i Padri le cui principali occupazioni erano la preghiera e la copiatura di testi sacri in ottemperanza a quanto insegnato da S. Bruno. Essa si componeva di quattro unità fondamentali: la chiesa, il chiostro grande, il chiostro piccolo e le celle per i monaci. Oltre a questi edifici il completamento del nucleo si perfezionava con: la sala capitolare, la sacrestia, il dormitorio dei conversi, la cucina, il refettorio e la biblioteca.
Si ottiene così la planimetria generale il cui asse è rappresentato dalla chiesa, preceduta talvolta da un piccolo cortile sul quale si affaccia la portineria; quest'ultima ha una funzione di divisorio fra il vasto spazio del chiostro grande e l'insieme degli edifici incentrati sul chiostro minore. L'intero complesso era circondato da un muro di cinta che serviva sia a proteggere la solitudine dei monaci che ad impedire l'ingresso agli animali selvatici. Inizialmente questa era rappresentata da una semplice palizzata in legno, poi col tempo venne sostituita da una vera costruzione in muratura talvolta sormontata da torrette di avvistamento.
Nel muro di cinta era evidenziabile un solo ingresso custodito da un guardiano; solitamente tale porta era sita nel punto più distante dalla chiesa; tuttavia altre collocazioni erano possibili in funzione della disposizione degli altri edifici o della morfologia del territorio.
La chiesa
Era l'elemento più importante sia dal punto di vista religioso che strutturale ed anche l'unico che, almeno nelle certose più antiche, veniva costruito in pietra mentre tutti gli altri ambienti erano realizzati in legno.
La chiesa era sempre unita alla sacrestia e rappresentava il centro della certosa. Attorno ad essa erano distribuiti tutti gli altri elementi costituenti il monastero.
Essa si componeva di due elementi principali: la navata unica e l'assenza del transetto.
Talvolta il presbiterio, con abside piatta che contribuisce a dare un'impressione di austerità all'intero complesso, era più basso e quasi sempre più stretto della navata e con pavimento sopraelevato. La copertura interna veniva generalmente realizzata a volta, solitamente a botte a pieno sesto; le poche finestre erano piccole e con una profonda strombatura verso l'interno; solamente in epoche più recenti (dal 1300 in avanti) si verificò la tendenza alla realizzazione di aperture più ampie che conferivano agli interni maggiore luminosità.
Lo spazio della navata era diviso in senso trasversale da una struttura lignea che aveva il compito di separare il coro dei padri, più prossimo all'altare, da quello dei conversi.
Le Consuetudines Cartusiae, imponevano infatti la costante separazione fra le due categorie, alle quali non era concessa alcuna possibilità di incontro. A tal proposito la chiesa aveva due ingressi separati. I monaci entravano da una porta sita nel chiostro grande che conduceva direttamente nella zona del coro, mentre i conversi accedevano mediante l'ingresso principale o tramite una porta secondaria collocata in prossimità della facciata della chiesa.
L'arredamento era essenziale; lungo le pareti c'erano degli stalli sui quali sedevano i monaci durante le funzioni, al centro un leggio ed una croce presso l'unico altare.
Non vi era quasi mai un vero campanile; le campane erano infatti alloggiate in una piccola struttura a guglia sita sul tetto. Solamente in epoche successive si passò alla realizzazione di vere e proprie torri, culminanti con appariscenti guglie com'è possibile osservare nelle certose di Pavia e di Colonia.
I chiostri
Caratteristica dell'architettura certosina è la presenza di due chiostri.
Il primo di dimensioni ridotte era denominato piccolo chiostro ed era sito sempre a ridosso della chiesa, in alcuni casi lungo uno dei muri longitudinali della stessa mentre in altri, lungo il muro esterno dell'abside.
Il secondo denominato chiostro grande si apriva sulle celle dei monaci.
Al piccolo chiostro facevano capo gli elementi comuni (sala capitolare, refettorio, biblioteca, dormitorio dei conversi) e quelli legati all'attività di sussistenza (magazzini, legnaia ecc.); inoltre era un vero luogo di preghiera dove i monaci, camminando al coperto, meditavano e leggevano testi sacri.
I resti di queste costruzioni nelle certose antecedenti il 1200 sono davvero pochi in quanto erano realizzate prevalentemente in legno; nella certosa di Monte Benedetto sono ancora ben visibili le mensole in pietra atte a sostenere le travi lignee del chiostro piccolo.
Il chiostro grande costituiva invece quella parte del monastero attorno alla quale si aprivano le celle dei monaci. Non aveva quindi la funzione di un chiostro vero e proprio ma era comunque ben più di un semplice passaggio coperto. Esso assolveva alla duplice funzione di passeggiata e di ricreazione spirituale dei religiosi; lungo il lato della chiesa si sviluppava "il corridoio per la lettura" dov'erano presenti delle panchine utilizzate per i momenti dedicati alla lettura privata, mentre di fronte ad esso vi era l'armarium dei libri, luogo in cui ogni monaco riceveva un testo da leggere a voce alta passeggiando nel chiostro. Esso comprendeva altresì il lavatoio a forma quadrata o poligonale, dotato di lavandini. In relazione a quanto esposto e tenendo presente che ogni cella costituiva una singola abitazione, si può dedurre che in ogni complesso certosino le dimensioni del chiostro grande fossero necessariamente notevoli.
Nel prato del chiostro grande si trovava il cimitero costituito da una piccola area delimitata da una bassa palizzata, dove le tombe erano caratterizzate da croci di legno. Inizialmente vi trovavano sepoltura solamente i monaci ed i conversi mentre successivamente si diffuse l'usanza di seppellirvi anche i personaggi di rilievo che abitavano le zone limitrofe.
La biblioteca e l'archivio
L'attività primaria di ogni monaco consisteva nella copiatura di testi sacri, pertanto in ogni certosa vi era una biblioteca anche se al riguardo non esistono notizie certe.
Le poche fonti disponibili affermano che sia la biblioteca, sia l'archivio, dov'erano conservati tutti i documenti inerenti la gestione economica delle certose, erano situati in uno o più locali sopra la sacrestia.
La Casa Bassa o Correria
Come già citato, verso la fine del 1300 una modifica nelle Consutudines Cartusiae, portò al progressivo abbandono delle case basse. Sino ad allora questa caratteristica parte del monastero era destinata ad accogliere i conversi, persone che amavano la vita eremitica ma non avevano la vocazione per affrontare le dure regole cui erano sottoposti i monaci certosini.
La correria doveva avere caratteristiche abbastanza simili a quelle della casa alta in quanto i conversi recandosi presso quest'ultima solo in determinate occasioni, dovevano per forza di cose essere del tutto indipendenti. L'edificio più importante anche per la casa bassa era la chiesa quindi le celle dei conversi, la foresteria, il refettorio e la cucina, questi ultimi poi introdotti nella casa alta in comunione.
Nella foresteria venivano accolti i pellegrini ai quali era assolutamente vietato accedere al monastero. Solo i conversi infatti potevano avere contatti con il mondo esterno, compresi anche i rapporti economici; ad essi erano infatti demandati i compiti inerenti l'amministrazioni dei beni della comunità.
Talvolta era presente l'infermeria che oltre ai conversi accoglieva anche i monaci che si ammalavano e per regola non potevano restare presso la casa alta.
Con il progressivo abbandono delle correrie, i conversi vennero ospitati presso le case alte e si dovettero ricercare delle soluzioni architettoniche per dotare queste ultime di locali che fino ad allora erano prerogativa delle case basse, quali foresteria ed infermeria.
La Certosa di Monte Benedetto riveste un particolare interesse nell'ambito della storia certosina e più largamente nella storia delle strutture monastiche alpine. Appartiene infatti al gruppo delle più antiche fondazioni dell'ordine certosino in Italia ma, a differenza di altre certose è stata abbandonata in età ancora bassomedievale e non ha quindi subito le variazioni organizzative e planimetriche che hanno caratterizzato le altre certose all'epoca della Controriforma. E' quindi possibile attingere importanti e rare informazioni circa l'organizzazione delle strutture cenobitiche e produttive caratterizzanti la fase iniziale e medievale dell'ordine che, in questa realtà potrebbero essere presenti intatte ed in larga misura sotto la profonda coltre di detriti trasportati durante la piena che nel 1473 distrusse la certosa, mentre altrove tali tracce non sono più reperibili in quanto sepolte sotto nuove strutture. Nel suo complesso la certosa è vissuta approssimativamente dal 1198 - 1200, epoca in cui si insediarono i certosini provenienti dalla Losa, al 1473 quando fu distrutta dall'alluvione. Quanto resta dell'attuale certosa è pertanto la struttura "congelata" nel tempo di una costruzione della metà del XV secolo, anche se certamente sono stati attuati su di essa, rimaneggiamenti e opere edilizie aggiunte, tipo il lungo ed alto porticato nella parte sud della manica di fronte alla chiesa ed il piccolo fabbricato appoggiato alla parete nord della stessa.
Come già spiegato, secondo la tipologia certosina, la casa alta era accompagnata dalla correria o casa bassa i cui resti nel caso di Monte Benedetto, sono ben visibili a valle della chiesa lungo il percorso della mulattiera (strada antica) che parte da Villar Focchiardo; l'attuale collocazione è stata dovuta ad un importante evento franoso conseguente all'infiltrazione di acque sotterranee che trasportò la costruzione circa 50 m più a valle dell'ubicazione originale. Rimase in piedi, semi affondata e notevolmente inclinata solo la sua chiesa, mentre i fabbricati che le facevano corona andarono completamente distrutti; rimane parzialmente visibile oltre la correria un piccolo edificio abitato probabilmente dal converso posto a guardia della via di accesso alla certosa.
Il perno di ogni complesso certosino era dunque la chiesa. Le severe regole Certosine imponevano infatti che nel luogo prescelto per edificare un nuovo complesso abbaziale, doveva essere edificata a priori la "Casa di Dio" dove giornalmente si celebrava la messa.
La chiesa di Monte Benedetto risente degli stili, comuni e coevi alla nascita del movimento di S. Bruno, delle congregazioni di Chalais, di Citeaux e di Grandmont che avevano abbracciato gli ideali di povertà e di semplicità nell'ambito della riforma ecclesiastica del XII secolo e conservava queste caratteristiche anche alla metà del XV secolo.
Nel caso di Monte Benedetto la chiesa è l'unico manufatto del complesso certosino che si è mantenuto interamente. Essa misura 23.70 x 6.90, è illuminata da tre finestre per lato, a profonda strombatura ed arco a pieno sesto con misura di 1.85 per 0.85 m all'esterno. Il presbiterio ha l'abside piatta, caratteristica di tutte le certose, orientata a levante e più stretta della navata (5.78 m); la volta a botte a pieno sesto ha un'altezza di 10 m; lo spessore dei muri è di 1.60 m.; sul lato sinistro dell'altare in pietra si accede alla sacrestia tramite una porta che attraversa un muro di 2 m. di spessore all'interno del quale è stata ricavata una scala elicoidale che permette l'accesso al sottotetto.
Nella facciata si aprono una finestra romanica ed una massiccia porta con gli stipiti in blocchi di pietra e un monolito per architrave; in origine l'ingresso era sovrastato da un portico la cui esistenza è comprovata dalla presenza delle mensole a rostro.
Originariamente nelle pareti nord e sud si aprivano l'una di fronte all'altra due porte poste a circa 11.70 m dalla facciata quindi a metà chiesa. Secondo gli usi certosini i monaci non accedevano al coro tramite la porta di facciata che rivestiva poca importanza (tanto che alla certosa di Banda non era neanche presente). In particolare a Monte Benedetto l'ingresso dei monaci avveniva dal lato nord che comunicava con il chiostro grande. La porta sud non poteva comunque essere utilizzata dai conversi in quanto, per la sua ubicazione, dava anch'essa accesso al coro dei padri che come già specificato, era tassativamente separato tramite un divisorio trasversale ligneo, da quello dei conversi. Questa porta permetteva l'accesso al capitolo posto come d'uso nel piccolo chiostro; attualmente è possibile riconoscere il capitolo, (le cui dimensioni dovevano essere all'incirca di 7 x 5 m.), in quella che viene chiamata "cappella cimiteriale" contro il lato sud della chiesa, della quale restano la parete di fondo interrata (aperta da una monofora romanica), i ruderi del muro sud e le tracce dell'immorsatura nel fianco della chiesa.
All'interno della chiesa è visibile sulla parete sud, quasi all'angolo della facciata, un'altra porta di circa 2.20 x 1 m. sopraelevata all'interno rispetto al pavimento di 0.50 m. (erano sicuramente presenti un paio di gradini); era la porta tramite la quale i conversi accedevano al loro coro. La porta dei conversi conferma la posizione lungo il fianco sud della chiesa del piccolo chiostro (la cui copertura è ancora denunciata dai rostri in pietra), sul quale doveva affacciarsi anche il refettorio.
Punto focale di ogni certosa era il passaggio fra il chiostro grande e la chiesa. I monaci di Monte Benedetto risolsero il problema erigendo un portico sulla facciata nord della chiesa di cui rimangono ancora le mensole. Per quanto concerne il chiostro grande, l'ubicazione delle celle si trovava sicuramente attorno all'area est della chiesa e sul lato nord; ci sono invece incertezze sul lato sud dove la distruzione ad opera della piena fu pressoché totale.
Il numero delle celle poteva essere superiore a tredici prevedendo in certi periodi un soprannumero di monaci. Per quanto concerne le strutture che attualmente vengono classificate come celle, risulta evidente che sono solo parte di esse, in quanto le esigue dimensioni di circa 5x4 m. non sarebbero state sufficienti al monaco per espletare i normali compiti quotidiani, cui era chiamato per regola. Si tratta quindi con tutta probabilità di resti di edifici più articolati realizzati in pietra e legno con piano terra e primo piano che precorrevano le tipologie costruttive che divennero comuni in tutte le certose edificate dal 1300 al 1600.
L'intero complesso della casa alta era circondato da un muro di cinta a tratti ancora visibile nella parte nord-ovest; resti sono invece presenti a monte del pianoro sul lato sud del complesso.